fbpx

Design thinking: il metodo per innovare il business e creare soluzioni

Hai mai provato la sensazione di non riuscire a trovare un’idea originale per distinguere il tuo progetto imprenditoriale da tutti gli altri?

A me è capitato più volte in questi anni, finché non ho applicato un metodo che ho imparato tra i banchi del Politecnico: il design thinking. Si basa sul partire da problemi specifici delle persone per offrire soluzioni divergenti e originali.

Nell’articolo ti racconto le fasi che compongono la metodologia, come applicarle a un business creativo e un esempio da cui puoi prendere spunto, basato sulla mia personale esperienza nella creazione del servizio Personal Aura. Buona lettura.

Design thinking: definizione, storia e applicazioni

Il design thinking è un approccio creativo al problem solving, che prende piede in ambito aziendale negli anni ‘90. Ha origine negli Stati Uniti, con precisione alla Stanford Research Institute (SRI), dove un gruppo di designer e ingegneri, tra cui Robert McKim e Bill Moggridge, iniziò a sviluppare una metodologia per la progettazione incentrata sulle persone intese come clienti, ma anche come risorse a supporto del progetto.

Nel 1991, il designer americano David Kelley fondò IDEO, una società di design che approcciò il design thinking come metodo per aiutare i clienti a risolvere i loro problemi grazie a idee creative e divergenti

La metodologia dello IDEO fu spiegata al grande pubblico nel libro The Art of Innovation, dallo stesso Davide Kelley e dal suo collega, il dottor Bonnie Fisher. Da allora, il design thinking è stato adottato da designer, sviluppatori, ingegneri, imprenditori, strategist, marketer, growth hacker e molte altre figure professionali legate al business.

Il design thinking, infatti, si propone di far dialogare in modo più fluido e diretto professionalità complementari e mercati eterogenei, favorendo ibridazioni inattese fra campi lontani con strumenti immaginativi, sperimentazione e una metodologia progettuale condivisa.

Con l’evoluzione dei mercati, il design thinking è diventato uno strumento di crescita e scalabilità, sia nei contesti delle grandi imprese che della libera professione. Dalle startup tecnologiche ai creativepreneur di ogni settore, questo approccio viene applicato ai processi aziendali, come all’ideazione di nuovi prodotti o servizi. Il tutto, sempre seguendo una filosofia human-centered, dove il bisogno o il problema della persona sono il punto di partenza del processo di design.

Le quattro fasi del design thinking

Dopo un po’ di teoria, scendiamo nella pratica. Applicare il design thinking significa immergersi in un processo iterativo e anti-perfezionista, basato sulla curiosità, sul test e sull’azione. L’obiettivo finale non è arrivare fin da subito al prodotto perfetto, ma ottimizzarlo man a mano che aumentano i dati e i feedback a disposizione.

La metodologia si articola in quattro fasi, che si ripetono, si mescolano e si modellano sulla base del problema posto al centro del processo. 

Fase 1: Empatizza con le persone

Parti da un’indagine nella tua nicchia di pubblico, nel mercato in cui operi o nel panorama dei prodotti e servizi affini ai tuoi. Servirà a individuare un problema o un bisogno insoddisfatto o soddisfatto solo in parte dei tuoi clienti. Tieni bene a mente questo presupposto: le persone non sono quasi mai consapevoli della soluzione ai loro problemi.

Quindi, per avere una comunicazione empatica, cerca di capire cosa pensano e cosa provano rispetto al prodotto. Immedesimati profondamente nell’utilizzo che ne fanno, per capire come si sentono rispetto a uno specifico problema, e raccogli quanti più dati possibili per la fase successiva. 

Fase 2: Definisci l’idea

Fai un brainstorming individuale o con i tuoi partner progettuali. Appunta tutte le idee senza porre freni alla creatività. Il design thinking non mette paletti, ma crea spazi di sperimentazione liberi dal giudizio. In questa fase non c’è nulla di corretto o sbagliato: ciò che conta sono le cornici da cui si inquadra il problema. Dopo aver raccolto un numero sufficiente di idee, seleziona e definisci la migliore per risolverlo, elaborando un concept creativo

Fase 3: Progetta un prototipo

Passa dall’idea alla pratica e realizza un primo prototipo di progetto o di prodotto, che sia il migliore possibile e che racchiuda le funzionalità di base da migliorare e arricchire. Se è un prodotto fisico, costruiscilo o producilo; se è un servizio o un prodotto digitale, metti nero su bianco la sua struttura e il modo in cui verrà erogato e fruito.

Fase 4: Testa il prototipo

Fai un beta test, raccogli feedback e verifica che il prototipo funzioni, senza fermarti: il design thinking è un processo che si ripete e non necessariamente nell’ordine che ti ho mostrato. Quando valuti che sia il momento giusto, torna alle fasi precedenti per perfezionare il tuo prototipo e rispondere ancora meglio al bisogno o al problema delle tue persone.

Come fare design thinking se sei un creativepreneur?

C’è una quinta fase del design thinking che possiamo anteporre alle quattro del paragrafo precedente quando siamo dei creativepreneur ed è partire dalla propria storia personale. Quando si ha o si sta lanciando un’attività microimprenditoriale, l’unicità data dalle persone che l’hanno fondata è un fattore distintivo che non si può escludere dalla metodologia. 

Partire dalla propria unicità e intersecare talenti e competenze personali con i bisogni insoddisfatti della propria nicchia permette di acquisire consapevolezza dei propri punti di forza e di rinarrarsi valorizzandosi. Lo storytelling risultante, da un lato creerà un terreno di empatia naturale con il pubblico, dall’altro renderà la comunicazione autentica e incisiva.

Nel procedere con le fasi del design thinking è importante anche sapersi mettere in discussione. Lo sviluppo e la comunicazione del prototipo potrebbero richiedere competenze che non abbiamo o un potenziamento della propria unicità (un rebranding, per esempio). Nella vita da creativepreneur, il capitale umano fa tutta la differenza. Coltivalo, arricchiscilo, nutrilo, così come faresti con il tuo prodotto o servizio. Il design thinking non è un approccio solo per la te imprenditrice, ma anche per la te professionista.

Un esempio pratico di design thinking applicato a uno small business

Per spiegarti meglio come applicare le fasi del design thinking anche a contesti più piccoli, come gli small business o la libera professione, voglio servirmi di un esempio pratico, che conosco da vicino.

Personal Aura è un servizio-prototipo che ho messo a punto analizzando i bisogni dei clienti che ho incrociato nel corso degli anni. 

Fase 1. Ho analizzato il mercato e le persone mie clienti.

Dalle conversazioni e dagli scambi di mail e di messaggi, ho carpito alcuni bisogni insoddisfatti e problematiche ricorrenti, senza alcun prodotto corrispondente sul mercato. 

Il primo pain point è la solitudine. Molte persone creative lavorano in autonomia e la naturale conseguenza è l’assenza di confronto con un team o dei colleghi, a discapito del potenziale immaginifico.

Il secondo è la mancanza di consapevolezza della loro identità e dello spettro di possibilità a loro disposizione. Questo vuoto li porta a farsi trasportare dalle onde e a non sfruttare le potenzialità che si celano dietro l’intersezione tra espressione di sé e strategia. E, spesso, capita, perché viene proposto un modello standard da seguire.

Infine, il terzo, è l’evanescenza del business digitale, legato a strumenti immateriali. Il computer è il più usato — a volte anche l’unico — e questo rende il lavoro di progettazione legato alla propria attività molto astratto.

Dalle valutazioni di queste tre problematiche era evidente che servisse qualcosa per rompere la bolla e sprigionare il potenziale inespresso. 

Fase 2. Ho cercato un’idea unica e divergente.

Nella seconda fase ho fatto brainstorming, anche grazie al supporto di colleghi e consulenti, e ho buttato giù alcune idee da testare, collegate da un concept creativo: far evolvere i professionisti da creativi a creativepreneur, grazie al design thinking. 

Fase 3. Realizzazione del prototipo di Personal Aura

Nella terza fase ho messo a punto le fondamenta del servizio Personal Aura, dando una risposta ai tre problemi individuati: 

  • ho creato un kit fisico, che le clienti possono utilizzare nel loro lavoro creativo (oltre al computer e ai vari tool digitali); 
  • ho optato per un percorso di  team, che favorisse lo scambio e la condivisione. Ciò che mancava sul mercato era un mentoring di gruppo sul personal branding, in cui i partecipanti avessero un ruolo attivo, grazie a challenge e scadenze da rispettare); 
  • ho ideato esercitazioni pratiche per far uscire le partecipanti dalla propria comfort zone e imparare a proporsi agli altri; 
  • ho condiviso una libreria di video formativi, per avere una visione d’insieme che aprisse la mente a nuove opportunità rispetto alle abitudini del passato. 

Fase 4. Il beta test.

Nella quarta fase ho testato una versione tester di Personal Aura con un gruppo ristretto di persone. L’obiettivo era ottenere feedback per perfezionare il servizio prima del lancio ufficiale aperto a tutti e a tutte. In cambio, gli iscritti hanno potuto intraprendere il percorso a un prezzo ridotto, con ulteriori bonus dedicati.

La beta si è rivelata molto utile, mostrando come le persone “obbligate” a partecipare a una sfida e a confrontarsi tra loro, abbiano affrontato e superato insieme blocchi di mindset inesplorati, e abbiano ricevuto feedback preziosi per accelerare la loro crescita professionale.

Alla fine del programma, ho potuto raccogliere nuovi dati e ottimizzare il processo rimettendo in campo le fasi del design thinking che mi hanno accompagnata nei mesi di test.

Questa metodologia è un approccio divergente che molti professionisti con un business creativo hanno già applicato con successo. Accogli anche tu il design thinking nei tuoi processi iscrivendoti alla lista d’attesa di Personal Aura.

Il mentoring program di cinque mesi per ridisegnare il tuo personal brand e trasmettere il valore che solo il tuo business sa regalare.

Ciao, sonoLivia

Mi chiamo Livia, sono una Copywriter e Brand Designer. Aiuto consulenti e imprenditori creativi a distinguersi senza snaturarsi e a emergere per il loro valore personale e professionale.

Mi occupo di PERSONAL BRAND e creo strategie di branding che mettono al centro le persone, le loro storie e la loro unicità.

In Regalo

CHE NE DICI DI COMINCIARE DAL MIO WORKBOOK SULLA VISIONE?

È gratuito e ti aiuterà a coltivare una nuova mentalità imprenditoriale.

Ultimi articoli